La Ferrari ha visto molti grandi campioni guidare le proprie monoposto
Non c’è dubbio che Michael Schumacher sia stato il pilota più importante della storia della Ferrari. Non è semplicemente stato il più vincente, quello che ha infranto ogni record, ma ha rappresentato l’icona di una scuderia imbattibile, per quasi un decennio. Spesso però al sua fama oscura o addirittura cancella tutti i campioni che prima e dopo di lui hanno fatto la storia della Rossa. Dal primissimo mondiale fino all’ultimo vinto più di 15 anni fa, da Maranello sono passati alcuni dei talenti più luminosi del Motorsport internazionale.
La Ferrari in Formula 1 è unica. Non solo per la livrea rossa che da sempre la distingue, né per i record che ha segnato, ma per la sua storia. È infatti l’unica scuderia ad aver partecipato a tutte le edizioni del mondiale automobilistico più famoso al mondo. Per tre quarti di secolo, ogni gara ha visto almeno una rossa scendere in pista. Dal 1950, Ferrari è sinonimo di Formula 1. La storia del Cavallino Rampante risale agli albori del Motorsport, ed è stata percorsa dalle stelle di alcuni dei campioni più talentosi di sempre.
Nel ricordare i grandi piloti che si sono seduti su una Ferrari, non si può che partire da Alberto Ascari. Fu lui che, nel 1953, portò a Maranello il primo titolo mondiale. Fu anche il primo a vincere una gara, a fare un podio e a vincere più di un mondiale consecutivo per la Rossa. Un record, quest’ultimo, che durò proprio fino all’avvento di Schumacher. Ascari però detiene ancora un primato unico: rimane nella storia l’unico pilota italiano ad aver vinto un mondiale con la Ferrari. Tra i piloti degli albori, Ascari sarà purtroppo anche uno dei primi campioni a morire a bordo di una monoposto. Il pilota perse la vita nel 1955, durante alcuni test nel circuito di Monza.
Dopo Ascari, bisogna obbligatoriamente passare dall’argentino Juan Manuel Fangio. Pur avendo vinto un solo mondiale nel suo unico anno al volante di una Rossa, si tratta di una delle leggende della Formula 1. Pilota degli albori, ai tempi in cui guidare un’auto da corsa significava rischiare la vita. In quel 1956 vinse tre delle sette gare disputate e riportò il titolo a Maranello dopo tre anni. Si ritirò alcuni anni dopo, detenendo il record di mondiali e di gare vinte.
Tra il 1965 e il 1976, la Ferrari visse un periodo di crisi. Senza mondiali vinti, la scuderia di Maranello era passata in secondo piano. A riportarla alla gloria ci pensò uno dei campioni più forti di quegli anni, Niki Lauda. L’austriaco vinse due campionati, nel ’75 e nel ’77, un dominio interrotto soltanto dal suo eterno dirvele Hunt, sulla McLaren nel 1976. Proprio in quel mondiale, durante un Gran Premio di Germania che Lauda stesso avrebbe voluto non si corresse per motivi di sicurezza, il pilota austriaco rischiò di rimanere vittima di un terribile incidente. La sua monoposto prese fuoco e lui riportò ustioni gravissime. Tornò alla guida troppo tardi per rimontare su Hunt, che gli strappò il titolo del mondo per un solo punto.
Dopo Lauda ci fu un altro, lunghissimo periodo di magra per Maranello. Per tutto il resto del secolo nessun pilota Ferrari vinse mai un altro mondiale. McLaren e Williams si spartirono, con poche eccezioni, i titoli in oltre 20 anni di dominio inglese sulla Formula 1. A spezzarlo arrivò, nel 2000 proprio Michael Schumacher.
Spesso però molti appassionati si dimenticano che non è stato il tedesco l’ultimo vincitore di un mondiale in Formula 1. Nel 2007 infatti, dopo due anni in cui Fernando Alonso sulla Renault aveva dominato il campionato, la scuderia di Maranello tornò a conquistare il primo posto nella classifica piloti alla fine dell’anno. A guidare quella macchina che per pochissimo riuscì a strappare la vittoria c’era in finlandese Kimi Raikkonen.
Fu un mondiale insperato, perché in quell’anno la macchina più veloce su buona parte dei tracciati era indubbiamente la McLaren. La scuderia inglese non solo aveva la migliore monoposto, probabilmente anche il miglior pilota. Fernando Alonso era passato alle Frecce d’Argento, e ad affiancarlo c’era un giovane che avrebbe fatto la storia della Formula 1, Lewis Hamilton. Fu però proprio il rapporto tra il campione del mondo in carica e il giovane in rampa di lancio a distruggere le possibilità della McLaren di tornare a vincere un mondiale dopo sette anni. I due fin da subito furono lasciati liberi di gareggiare e finirono per danneggiarsi a vicenda sia metaforicamente che letteralmente. Da questo duello uscì vincente proprio Raikkonen, che ad oggi rimane l’ultimo campione del mondo Ferrari.
La storia però avrebbe potuto facilmente prendere una piega diversa. Perché il mondiale successivo vede tra i protagonisti l’ultimo pilota di spicco della Ferrari, una sorta di menzione d’onore tra i grandi campioni: Felipe Massa. Se non per l’indiscusso talento del brasiliano, il suo nome va citato per la ragione per cui ha finito per perdere il mondiale del 2008: il Crash Gate.
È la prima gara in notturna della storia della Formula 1, Singapore 2008. Alonso è tornato alla Renault con l’intenzione di vincere il mondiale, ma le cose non stanno andando come previsto. La macchina è lenta e Ferrari e McLaren dominano, con Massa e Hamilton che si contendono il titolo. La scuderia francese però vuole vincere almeno una gara ed escogita un piano.
Far schiantare il secondo pilota Piquet Jr, per favorire proprio Alonso e permettergli di vincere a Singapore. Così accade: il brasiliano fa un incidente, entra la Safety Car e Alonso, grazie a questo, sale sul gradino più alto del podio. Quella stessa vettura di sicurezza condanna Massa, partito il pole, a un 13 posto. Il pilota brasiliano della Ferrari perderà quel mondiale nei confronti di Hamilton per un solo punto e la Renault sarà condannata per aver falsato una gara.
Anche se Schumacher è senza dubbio il più grande pilota della storia della Ferrari, la scuderia di Maranello può vantare quindi molti campioni, alcuni più fortunati, altri, per diversi motivi, perseguitati dalla sfortuna.
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