Il responsabile del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, annuncia un giro di vite per quello che è l’utilizzo dei sistemi autovelox
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato un inasprimento per quello che è l’utilizzo degli autovelox, quando utilizzati da comuni e province con il mero obiettivo di riempire le casse locali.
Sarebbero infatti in dirittura di arrivo nuovi paletti volti a regolamentare l’utilizzo degli autovelox da parte degli enti locali.
C’è stata occasione di parlarne nel question time di Forza Italia, ovvero l’interrogazione parlamentare, del 14 dicembre illustrato dal deputato Andrea Caroppo alla Camera dei Deputati.
Salvini contro gli autovelox per far cassa
Dal ministro Salvini si sollevano le critiche all’utilizzo che spesso alcuni comuni fanno dell’autovelox: non sembra essere messo in discussione il merito e il valore che questo mezzo ha per incrementare la sicurezza degli automobilisti, soprattutto se si considerano gli autovelox posizionati in tratti di strada strategici e/o statisticamente pericolosi.
Sembrano finire nel mirino invece gli utilizzi più disinvolti che si hanno degli autovelox, ovvero quando sono posizionati su strade a scorrimento veloce e annunciati sottovoce da una segnaletica più o meno visibile.
Vengono sanzionati così migliaia di automobilisti tratti in inganno dal contesto in cui è posizionato l’autovelox, seppur in torto rispetto alle regole imposte dal Codice della strada.
“Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta procedendo a definire l’iter di adozione del decreto attuativo riguardo le modalità d’uso e il posizionamento degli autovelox che è in elaborazione da 13 anni e che conto di portare in conferenza unificata entro al fine del mese. Dobbiamo porre fine al far west degli autovelox, la cui installazione e segnalazione deve essere riportata entro binari attuativi chiari ed omogene” ha dichiarato Matteo Salvini.
“Nel 2022 – continua il ministro – hanno presentato la relazione prevista per legge 7216 comuni, 83 amministrazioni provinciali e 14 città metropolitane. Non hanno presentato la relazione, quindi sono inadempienti, 685 comuni e 5 amministrazioni provinciali. Hanno presentato relazioni incomplete 169 comuni”.
Sembrerebbe un ulteriore passo in avanti rispetto all’anno precedente, quando i comuni inadempienti erano 1556, poco meno del 20%, e un grandissimo passo avanti rispetto agli anni in cui non c’era la regolamentazione della relazione telematica (precedenti quindi al 2019), quando, i ministri dei trasporti di turno rispondevano alle mie interrogazioni dicendo che ad inviare il resoconto erano solo poche centinaia di comuni.
Va detto che molti piccoli comuni in alcuni casi non hanno personale sufficiente e faticano a star dietro a tutti gli adempimenti di legge, così come è vero che ve ne possono essere alcuni in cui non si registrano proprio contravvenzioni (ma in quel caso andrebbe comunque dichiarato che non ci sono introiti).
Lo stesso Ministro Salvini ha spiegato la procedura di verifica: “per gli enti che hanno presentato una relazione si procede all’estrazione di un campione per verificare che l’utilizzo dei proventi sia conforme alle finalità previste dal codice della strada, ossia per interventi di manutenzione e ammodernamento stradale, non per spesa corrente, per intenderci, mentre i comuni inadempienti sono segnalati alle procure regionali della Corte dei conti.”
È bene sapere che ai tempi del ministro Giovannini i controlli a campione erano stati meno di 40 e forse su questo fronte uno sforzo in più sarebbe auspicabile.
Inoltre, oltre alla segnalazione alle sedi regionali della Corte dei conti, il codice della strada prevede, in teoria, che agli enti locali inadempienti venga applicata una sanzione pari al 90% degli introiti.
E diciamo “in teoria” perché questa sanzione, secondo alcuni sproporzionata, non è mai stata applicata e non sembra applicabile di fatto finché non si definiscono responsabilità e modalità di intervento.
Nel 2022 le contravvenzioni stradali incassate dai comuni italiani hanno toccato la cifra record di 2,7 miliardi di Euro, ottenute attraverso più di 6,5 milioni di infrazioni complessive rilevate dalle polizie locali, di cui quasi 2,9 milioni sono divieti di sosta e fermata, oltre 2,6 milioni eccessi di velocità (rilevati sia dagli autovelox fissi che da quelli mobili) e oltre 600mila violazioni della segnaletica orizzontale e semaforica.
Gli autovelox stessi che pongono l’Italia al primo posto tra i paesi dell’Unione: le strade italiane sono effettivamente costellate da oltre 11 mila autovelox, mentre quelli di Francia e Germania insieme non arriva a 8500.
Secondo quanto annunciato da Salvini il decreto ministeriale per regolamentare la collocazione dei rilevatori di velocità, che manca da 13 anni, è pronto per andare in Conferenza Unificata.
Se la nuova disciplina contenesse, come annunciato, paletti per limitare l’uso disinvolto di questo strumento da parte di alcune amministrazioni locali e dovesse essere definitivamente emanata a stretto giro, sarà certamente interessante tentare di capire, analizzando i dati futuri con equilibrio e buonsenso, quale impatto avrà sulla sicurezza stradale e sulle entrate dichiarate dalle amministrazioni locali.
Le novità attese sono dunque molte con il nuovo Codice della Strada che dovrebbe debuttare in veste definitiva con l’inizio del 2024.