I guanti da moto sono ormai un’attrezzatura molto tecnica, indispensabile sia per motivi di sicurezza che per comfort, ma quali scegliere?
Quello dei guanti è uno dei dilemmi che da sempre attanaglia il motociclista attento alla sicurezza: ce ne sono di corti, di lunghi, per ogni stagione (anche per le mezze) e di qualsiasi materiale e tecnicismo.
La fortuna dei guanti è che rispetto al casco, alla giacca, al pantalone e alle scarpe, costano relativamente poco: infatti con 70/80 euro ci si può comprare un paio di guanti estivi, il che dà la possibilità di acquistarne anche uno per l’inverno, andando a investire qualche euro in più per via della maggiore complessità e per la specificità dei materiali (lunghezze, imbottiture, membrane antiacqua, antivento ecc…).
C’è assoluta necessità di indossare i guanti quando si guida una moto: in caso di scivolata è quasi certo che la prima parte del corpo che andrà in contatto con l’asfalto saranno proprio le mani, consumandosi come gomma pane anche al più breve sfregamento con il terreno.
Provate a pensarvi con le mani incerottate e doloranti nei migliori dei casi, per finire con falangi ridotte letteralmente all’osso e capirete quanto proteggerle, le mani, sia importante. In Francia, che sulla sicurezza dimostrano sempre di essere un passo avanti agli altri, i guanti sono diventati un capo obbligatorio.
Fatta questa premessa, bisogna sapere che utilizzare un paio di guanti qualsiasi o anche con le classiche protezioni sulle nocche non è come avere un prodotto omologato come DPI – Dispositivo di Protezione Individuale -, cioè che rispetti le direttive della EN 13595 che impone al prodotto di superare test da abrasione, lacerazione, impatto, calzata (resistenza allo sfilamento in caso di caduta) e di resistenza ad agenti chimici.
Quest’ultimo è importante per due motivi: uno per garantire che i prodotti siano trattati con sostanze non tossiche e anallergiche; l’altro perché il sudore è di per sé un agente chimico in grado di danneggiare la struttura del guanto, fino a portarlo alla lacerazione.
Per evitare che questo accada, i guanti vanno lavati in acqua tiepida utilizzando del detergente neutro e asciugandoli all’aria. Soffermandoci poi sulle protezioni in senso stretto, il consiglio è di non guardare troppo il prezzo e puntare su un prodotto che sulle nocche abbia un guscio non in plastica ma in un materiale più resistente all’urto e allo scivolamento, come ad esempio il kevlar.
E non solo: sarebbe preferibile anche che ci fossero elementi antiurto sul palmo della mano e comunque elementi in superficie studiati per scivolare sull’asfalto.
Per un uso più spiccatamente sportivo, puntate a guanti che abbiano l’ingresso lungo, cioè che vada a protezione non solo della mano in senso stretto, ma anche del polso e parte dell’avambraccio; il che spiega perché vanno indossati sopra la manica della giacca o della tuta, proprio per offrire maggiore riparo e protezione al braccio che rimarrebbero “scoperti” con un guanto corto in caso di scivolata.
Per quanto riguarda la taglia da prendere, dato che ognuno è fatto a modo proprio, il consiglio più banale ma corretto è quello di andare in un negozio e indossare il guanto che si vuole acquistare.
Tenendo conto che non tutte le marche calzano nella stessa maniera, in generale vale la regola che i guanti estivi devono calzare giusti e che se sono in tessuto, solitamente non si riscontrano differenze tra la taglia indicata e quella reale.
I guanti sportivi, nello specifico quelli racing e in pelle, tendono a difettare di una mezza misura per via delle protezioni più grosse, rigide e presenti su tutto il prodotto, dalle dita alle nocche e dal palmo al polso. Una mezza misura in più è consigliabile anche per chi è in cerca di un guanto invernale, nel caso fosse necessario indossare un sottoguanto per i periodi più freddi.
Alcune aziende, come ad esempio Held, di alcuni modelli realizzano anche la versione a dita lunghe e a dita corte, per andare incontro alle diverse tipologie di mani. In più è anche una delle poche aziende che propone un’ampia gamma di modelli dedicati specificamente al mondo femminile dove, tendenzialmente, si ha bisogno di un’ergonomia differente, più sottile.
In fatto di capi protettivi, la pelle è di certo il materiale per eccellenza, perché oltre ad offrire buone performance nei test di omologazione, per quanto riguarda i guanti garantisce anche una buona vestibilità e, soprattutto, un buon feeling con i comandi al manubrio.
In questo la pelle di canguro è imbattibile, perché è più morbida, offre una maggiore sensibilità al tocco ed è anche più resistente delle altre pelli per la mancanza di pori e quindi di punti deboli: il canguro (come il cane, per intenderci) non suda, e questo regala pelli più uniformi e non intaccate dall’acido del sudore.
In alternativa alla pelle, ovviamente, c’è il tessuto (dalla microfibra ai tessuti elasticizzati, dal neoprene al nylon, dalla Cordura al Gore-Tex), che porta con sé leggerezza, traspirabilità, ariosità (soprattutto in estate) e vestibilità, qualità che valgono sia per i modelli estivi sia per quelli invernali.
Quelle della vestibilità e della traspirabilità diventano poi voci ancora più importanti per i guanti invernali, dove l’imbottitura più o meno spessa tende a ridurre la mobilità e la sensibilità delle dita, mentre la presenza di una membrana interna può rendere un guanto più o meno “vivibile”.
La traspirabilità riguarda la capacità di un tessuto di far uscire il sudore sotto forma di vapore acqueo così che non resti all’interno del guanto e le mani restino asciutte. Fattore da considerare ancora di quando il guanto ha al suo interno una membrana antivento se non anche antiacqua o impermeabile.
Questi ultimi due non sono tra loro sinonimi: un prodotto impermeabile viene realizzato per sopportare elevate colonne d’acqua (la unità di misura con cui viene rappresentata la impermeabilità) così da poter viaggiare per ore rimanendo asciutti; uno antiacqua tende a offrire invece un riparo solo momentaneo da piovaschi brevi e poco abbondanti, funzione più adatta a un uso urbano.
Quelli in Gore-Tex sono ritenuti i migliori in commercio, per via delle qualità intrinseche offerte dal materiale utilizzato per la realizzazione della membrana, ma in commercio ne esistono di altri alternativi altrettanto validi, come ad esempio i propri prodotti Drystar di Alpinestars, D-Dry di Dainese, H2Out di Spidi o Hydroscud per Tucano Urbano, che sfruttano anch’esse membrane interne antivento e impermeabili.
Per quanto riguarda i guanti invernali, ci sono poi quelli riscaldabili, una soluzione ottima per chi vive in paesi molto freddi o ha in programma un viaggio di lunga gittata proprio nel periodo delle gelate. Il calore (gestibile tramite comandi posti sul guanto) viene prodotto scaldando la serpentina interna al guanto (percepibile una volta indossato, ma non fastidiosa) può essere attivata tramite batterie al litio che vengono inserite all’interno del guanto, oppure tramite i cavi da collegare alla batteria.
Se nel primo caso si ha il vantaggio di avere un guanto caldo senza essere “legati” alla moto, dall’altra le batterie al litio non riescono a garantire la stessa potenza di uscita dei cavi (che è mediamente il doppio) e, in più, rendono i guanti parecchio più pesanti. Quindi, se pensate di andare all’Elefantentreffen, il consiglio è quello di adottare la moto, sempre se non già presente, di una presa 12 V dove collegare i guanti tramite adattatore.
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